Conoscere arte, fede e bellezza. Quando il master è “sacro”

Intervista di Marcello Tosi a Natalino Valentini
(Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli” delle Diocesi di Rimini e di San Marino-Montefeltro)

In che maniera il Master universitario dell’ISSR vuole porsi come creazione di un polo qualificato di studio e di ricerca sull’arte sacra soprattutto in area romagnola?

Come sappiamo, la più preziosa ricchezza del nostro Paese consiste nella multiforme diffusione e stratificazione di un patrimonio storico artistico che non ha eguali al mondo. Gran parte di questa immensa bellezza è stata generata dall’esperienza di fede cristiana e pochi sanno che i beni culturali ecclesiastici costituiscono almeno i 2/3 dell’intero patrimonio nazionale. Si tratta di uno scrigno colmo di tesori dal valore inestimabile, frutto di una profonda e feconda relazione intercorsa per secoli tra Chiesa, società e cultura, ma di questo scrigno oggi abbiamo perso la chiave e quasi non sappiamo che farcene… Questa grave negligenza risalta non solo dall’assenza di strategie politiche e culturali di valorizzazione, tutela e fruizione di questi beni nei territori, ma anche dall’inadempienza delle stesse diocesi, per le quali questi beni rappresentano generalmente più un assillo gestionale, anziché una grande opportunità.
È una situazione assurda e dissennata che esige un’urgente e rinnovata presa di coscienza sia a livello nazionale, sia locale. Noi, già da alcuni anni, abbiamo tentato di mettere in atto un qualificato centro di formazione e ricerca nell’ambito della valorizzazione dell’Arte Sacra e del Turismo Religioso a partire dalle peculiarità del territorio romagnolo. Questi settori richiedono conoscenze, competenze e professionalità particolari e il nostro Master, che è uno dei pochissimi tra quelli presenti sul territorio nazionale (ne esistono soltanto 6 in tutta Italia), intende corrispondere a queste emergenza.

Come questa preparazione vorrà mostrarsi risorsa per lo sviluppo culturale ed economico del territorio?

La valorizzazione e la tutela del patrimonio storico, artistico e religioso è di per sé fonte inesauribile della crescita culturale, spirituale, educativa di un popolo. Non certo casualmente l’Art. 9 della nostra Costituzione, sta lì a ricordarcelo, estendendo questo legame anche alla tutela del paesaggio. Ma la sfida sta oggi nel radicale ripensamento dell’indissolubile legame tra arte, cultura e sviluppo, quest’ultimo inteso in senso ampio, come educazione, creatività, conoscenza, ricerca, innovazione, invenzione, ma anche occupazione sociale. Oggi in tutto il mondo, ma in Italia in particolare, il “turismo religioso” e il “turismo culturale” sono in sorprendente ascesa e muovono ogni anno diversi punti del PIL. In Europa e nel mondo si guarda al nostro paese, e anche al nostro territorio romagnolo, non solo e non più per l’attrazione della sua spiaggia, ma per l’unicità del suo ambiente, del suo paesaggio, delle sue opere d’arte: musei, affreschi, cicli musivi, sculture, archivi, biblioteche, formidabili complessi architettonici, chiese, cattedrali, basiliche, pievi, monasteri, santuari e tanti luoghi di pellegrinaggio… Un vero e proprio “museo diffuso”, che innerva l’intero territorio nazionale. Ma la “rigenerazione” di questi luoghi connessi a queste tipologie di turismo esigono investimenti adeguati non solo dal punto di vista strutturale, ma anche di innovazione, ricerca, conoscenza e competenza, pensando a precisi profili professionali. Ciò impone un rinnovato confronto tra le diverse realtà coinvolte in questo processo: le diocesi che dispongono di questo cospicuo patrimonio di arte sacra; l’ambito della ricerca culturale e della formazione scientifica e professionale; le Sovraintendenze e le istituzioni politiche che dovrebbero presiedere alla tutela e alla valorizzazione di questi beni sul territorio, favorendo politiche culturali e turistiche di qualità. È una sfida che investe non solo il nostro paese, ma l’intera Europa.

Quali saranno gli argomenti trattati?

L’attenzione prioritaria è rivolta alla lettura teologica dell’opera d’arte sacra, vale a dire alla corretta interpretazione dei significati spirituali che sono alla base di questo genere di produzione artistica. Per fare questo è necessario non solo lo studio dell’archeologia, dei beni culturali ecclesiali e della storia dell’arte, soprattutto religiosa, ma anche la ricerca del senso della bellezza nella tradizione ebraico-cristiana, dell’estetica teologica, della teologia simbolica, dell’iconografia cristiana. È necessario indagare la genesi dei simboli religiosi e comprenderne il loro autentico significato, “lo spirituale nell’arte”, come lo definiva V. Kandinskij, a partire dall’inscindibile legame tra Bibbia, arte e cultura, tra architettura e liturgia. Esiste una straordinaria elaborazione teologica, filosofica e spirituale su questi versanti, dai primi Padri della Chiesa ai grandi pensatori del Novecento, purtroppo generalmente sconosciuta. Accanto a questo versante c’è poi quello della conoscenza specifica del turismo religioso e culturale, vale a dire della storia e della spiritualità del pellegrinaggio, della riscoperta degli antichi cammini della fede, dell’agiografia dei santi, ma anche delle acquisizioni normative che regolamentano la legislazione dei beni culturali ecclesiali e del turismo religioso, il marketing del turismo culturale.
Si tratta in gran parte di argomenti e ambiti disciplinari generalmente assenti nei percorsi formativi delle nostre Università.

Quali le concrete opportunità formative e professionali connesse anche al turismo religioso e culturale?

Come si accennava, questi settori sono in rapida ascesa e cresce ovunque il bisogno di un turismo di qualità, attento ai bisogni della persona, alla riscoperta del patrimonio di fede, di cultura, di arte, di tradizioni. L’intento è quello di formare competenze che possano poi tradursi in profili professionali: guide qualificate in arte sacra; responsabili di beni culturali ecclesiali; responsabili della tutela e valorizzazione dei beni artistici del territorio; animatori di pellegrinaggi e di percorsi artistici qualificati; operatori di turismo culturale e religioso; consulenti di architettura per il culto, ecc. Occorre formare figure da inserire in settori nuovi della tutela, della promozione, della pastorale e del turismo storico-culturale nell’ambito dei Beni Culturali Ecclesiastici. Il questa direzione, finalmente stanno maturando nuove prospettive, mi riferisco in particolare all’importante Intesa tra Conferenza Episcopale Italiana e Conferenza delle Regioni, firmata nel luglio 2017, che prevede l’attivazione di tavoli di lavoro regionali su queste problematiche e che prevedono la creazione di specifiche figure professionali.