Saluto del nuovo direttore dell’ISSR don Marco Casadei

Il Prof. don Marco Casadei, che ricopre anche il ruolo di assistente della pastorale universitaria e collaboratore pastorale presso la zona pastorale Riccione mare (Albamater), è nato a Rimini il 23 febbraio 1967 ed è stato ordinato sacerdote il 25 settembre 1993 dal Vescovo Mariano De Nicolò.

Docente dei corsi di Teologia Fondamentale e Bibbia e Cultura, don Marco Casadei ha conseguito il Baccellierato in Teologia presso lo Studio Teologico Accademico di Bologna; la Licenza in Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana in Roma; e il Dottorato in Teologia presso l’Università di Vienna, discusso nel gennaio 2020. Tale dottorato è in fase di pubblicazione (presso Pazzini editore – Villa Verucchio) con il titolo La crepa dell’essere. Ricognizioni teologiche e filosofiche a partire dal Vangelo di Giovanni.

Mons. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, ha ufficializzato dal primo dicembre del 2021 la nomina di don Marco Casadei quale nuovo Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” delle Diocesi di Rimini e di San Marino-Montefeltro.

Saluto del direttore entrante

Sono onorato per l’importante incarico cui sono stato destinato! È indubbiamente un investimento di fiducia nei miei confronti, per il quale sento molta gratitudine e responsabilità nei confronti di tante persone, ad iniziare dai Vescovi Francesco e Andrea, nonché verso il mio predecessore, il carissimo Prof. Natalino Valentini e la comunità accademica che mi ha proposto. Entro lieto, ma non senza un pizzico di timore e in punta di piedi in questa bellissima realtà dell’ISSR “A. Marvelli”, tanto importante e vivace, quanto promettente nel potenziale che ancora può esprimere. Il Prof. Valentini ha saputo renderla un’eccellente, operosa sponda di dialogo, aperto e onesto, con le varie istanze culturali e formative ecclesiali e civili presenti sul territorio. In tutta evidenza, l’ISSR è anzitutto una splendida risorsa ecclesiale, per la maturazione di una fede evangelicamente avvertita nell’attualità del suo dimorare. Ma nondimeno è un prezioso gioiello da investire, per l’assunzione di un profilo di coscienza credente stabilmente “in uscita”, capace di interagire come fermento per un nuovo umanesimo nelle pieghe della società e della vita pubblica. Mi permetto di aggiungere solo un’ultima considerazione, che al tempo stesso ha l’ardire di un auspicio. Sono persuaso che il futuro del cristianesimo sia essenzialmente legato, tra altre cose non meno decisive, alla convergenza non auto-referenziale di due ordini costitutivi per la sua presenza nel mondo. Uno di essi è l’ordine del soggetto ecclesiale, convocato con dolce fermezza dall’attuale Vescovo di Roma, il Papa Francesco, ad una trasformazione radicale in senso autenticamente sinodale. Affinché questo accada fattivamente, occorre favorire un reale protagonismo del laicato, ecclesialmente maturo e responsabile, non omologato ad un modello unico e precostituito. Il modello invece è quello di una comunione delle differenti sensibilità, visioni, figure, ministeri, professionalità: tutte convergenti alla edificazione di uno stile autenticamente evangelico, intraprendente e innovativo, non più attestato su posizioni malinconiche tendenzialmente rivolte al passato. E qui, simultaneamente, si affaccia l’altro ordine a cui facevo precedentemente riferimento. Si tratta del piano più oggettivo del cristianesimo, quello relativo al modo in cui offre al mondo tutto ciò che è e che ha di più caro. È estremamente urgente saper rielaborare nel presente per i/le nostri/e contemporanei/e, dunque in modo inedito e coraggioso, una sapiente coniugazione fra le istanze della tradizione e quelle della esperienza personale. Solo se il/la credente potrà sempre più assimilare con originalità il desiderio ardente di contemporaneità da parte di Dio, fino ad esserne testimonianza effettiva, reale/sacramentale nei luoghi del vivere comune, allora il cristianesimo non perderà una virgola del suo straordinario patrimonio trasmessogli dalla sua stessa tradizione. Tradizione oggettiva della chiesa ed esperienza personale dei/lle singoli/e sono chiamate senza indugio ad uscire dalla logica di una insana alternativa, protrattasi ormai per troppo tempo, per imboccare realmente l’azzardo missionario ed essere presenze escatologiche, sempre al di là di sé a favore degli uomini e delle donne di questo tempo. Anche per questo si deve poter contare su una formazione del laicato completa e affidabile, rigorosa e saporosa al tempo stesso: capace anzitutto di autorizzarlo alla responsabilità e alla intraprendenza per l’edificazione del Regno; dotando dunque la personalità credente di uno strumentario efficace, che la renda esistenzialmente sensibile al senso evangelico nel quotidiano.
Spero, infine, di saper tradurre proficuamente quel talento di fiducia affidatomi, per poter proseguire nel solco dell’importante opera avviata dall’amico Prof. Valentini, al quale vanno, insieme ai miei più affettuosi auguri, stima e riconoscenza profondissime.

Don Marco Casadei